DAL BALTICO ALL'EUROPA

Storicamente i Paesi Baltici sono stati tra le regioni più avanzate di tutto l’Est europeo, e quando l’Unione Sovietica si è divisa in tanti stati indipendenti si sono presentati come i migliori candidati per l’entrata nell’Unione Europea. Nel caso specifico della Lettonia l’adesione è avvenuta nel 2004, dopo quasi un decennio di rincorsa agli standard economici, finanziari e politici imposti dall’Unione. Negli ultimi anni, e in particolare dopo l’adesione all’Unione Europea del 2004, l’economia lettone ha mostrato un andamento costantemente positivo. Secondo uno studio condotto dalla Banca Mondiale, lo scorso anno la Lettonia si è collocata al ventisettesimo posto nella graduatoria dei Paesi più convenienti per avviare attività imprenditoriali, e tra le motivazioni portate a sostegno di questa tesi vengono citate le azioni volte a creare un ambiente favorevole agli investimenti ed agli affari, soprattutto tramite l’introduzione di riforme mirate e la semplificazione dei sistemi di tassazione. Per quanto riguarda i fondamentali dell’economia, i dati ufficiali parlano del Pil che è cresciuto nel primo semestre del 2006 del 12% rispetto allo stesso periodo del 2005; il Fondo Monetario Internazionale ha poi rivisto al rialzo le precedenti previsioni di crescita del Pil, portandole all’11% per il 2006 (dal 9% iniziale) e al 9% per il 2007 (dal 7% iniziale). Nell’ultimo World Economic Outlook un portavoce del Fondo Monetario Internazionale ha affermato che le previsioni sono state corrette in vista di un rapido aumento della domanda interna sostenuto dall’afflusso di capitali e dall’aumento dei prestiti. Guardando la composizione del Pil si nota una chiara prevalenza del settore terziario (come nella maggior parte dei paesi sviluppati), che può essere ricondotta però anche alla scarsità di risorse naturali e alle condizioni climatiche sfavorevoli che incidono negativamente sullo sviluppo del settore agricolo; secondo gli economisti questa situazione si accentuerà in futuro, con un’incidenza ancora maggiore del settore terziario. I dati mostrano poi che la Lettonia manterrà la leadership regionale anche per quanto riguarda l’inflazione, che continua a mantenersi a livelli elevati: ad aprile del 2006 ha fatto registrare ancora una volta un tasso di inflazione del 6,1%, più elevato che in Estonia e Lituania, mentre il livello di aumento mensile dei prezzi (+0,6%), secondo quanto mostrato dai dati diffusi dalle Agenzie di statistica dei tre Paesi, è risultato inferiore. Secondo gli esperti l’inflazione dovrebbe oscillare nel 2006, a meno di significative impennate del prezzo del carburante, tra il 6 e il 6,6%, per poi diminuire lievemente nel 2007. Al momento i principali fattori alla base dell’inflazione sarebbero le aspettative di aumento dei prezzi fondate sull’esperienza dei due anni precedenti, un’ampio ricorso al mutuo ipotecario, la crescita dei prezzi (regolamentati) di elettricità, gas naturale e riscaldamento, nonché l’aumento delle retribuzioni nel settore privato. La produzione ha fatto registrare un’ottima performance grazie ad un aumento della domanda in alcuni Paesi europei, dei nuovi mercati per le esportazioni trovati dalla Lettonia in Estonia e Lituania, e dell’aumento della propria quota di mercato in Russia. Nonostante questi dati confortanti, un problema che preoccupa il governo è tuttavia il potere d’acquisto della popolazione residente, che si mantiene ancora basso: al momento infatti il Pil pro-capite, che nel 2005 era di circa 4.285 euro, dovrebbe rimanere praticamente invariato nel 2006. Il Governo aspira a portarlo al 52% del livello medio dei Paesi UE nell’arco dei prossimi 10 anni (attualmente raggiunge solo il 43%), riducendo la disoccupazione attraverso una significativa diminuzione degli oneri fiscali per il mondo imprenditoriale. Nonostante il notevole ritmo di crescita economica, il divario di reddito si sta colmando ad un tasso relativamente basso (2% annuo), mentre gli altri neo-membri dell’UE stanno progredendo più rapidamente, e secondo gli analisti economici il processo è stato finora frenato dall’ancoraggio del Lat all’Euro e dall’alto tasso di inflazione registrato nel corso del 2005. Sul fronte conti pubblici nel biennio 2006-2007 la Lettonia dovrebbe sperimentare il più alto deficit delle partite correnti tra i Paesi dell’Europa centro-orientale (15,85% del Pil nel 2005), ovvero 14% nel 2006 e 13,7% nel 2007; alla luce di queste previsioni, il Fondo Monetario Internazionale ha richiamato la Lettonia ad irrigidire la politica fiscale per ridurre l’impatto della domanda interna sulla bilancia commerciale e sull’inflazione. Il debito pubblico totale, che nel 2005 era sceso, già nel primo trimestre del 2006 era risalito. E nonostante la crescita economica, rimane alta anche la disoccupazione, che secondo i dati diffusi dall’Agenzia Statale per l’Occupazione ad agosto era del 6,9% (dato invariato rispetto al mese precedente); il problema disoccupazione (che in alcune regioni raggiunge anche il 27%) è comunque di natura essenzialmente strutturale, in quanto molte persone in età adulta hanno una formazione professionale acquisita durante il periodo sovietico, che non è compatibile con le richieste di un’economia moderna di mercato. La maggior parte dei disoccupati si trova in questa condizione da più di un anno e la disoccupazione è distribuita in maniera non omogenea sul territorio. La situazione di massima occupazione si riscontra nella capitale, dove si presenta anzi talvolta carenza di manodopera (spesso compensata dai paesi vicini come Ucraina e Bielorussia), soprattutto per quanto concerne le mansioni meno qualificate. Fa ben sperare comunque il tasso di disoccupazione giovanile che tocca il 17,5%, inferiore alla media UE del 18%. Nel 2005 l’interscambio complessivo della Lettonia è stato pari a circa 11 miliardi di euro, e nei primi cinque mesi del 2006 (ultimo dato disponibile) ha raggiunto i 5 miliardi di euro, con un incremento del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In questo periodo la Germania ha ceduto il passo alla Lituania (13,4% del totale contro il 12,8% dei tedeschi) come principale partner commerciale; a seguire Estonia (9,08%), Russia (8,8%) e Svezia (5,7%), con l’Italia in dodicesima posizione (2,7%). Sul fronte delle esportazioni lettoni l’Italia è al quindicesimo posto (1,64%), mentre su quello delle importazioni è al decimo (3,33%). A livello bilaterale le importazioni lettoni dall’Italia sono aumentate del 29,66% nei primi tre mesi del 2006 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e i principali prodotti importati (dati marzo 2006) sono stati macchine, apparecchiature meccaniche ed elettriche, tessili ed articoli tessili, metalli ed articoli in metallo, articoli in plastica e gomma e prodotti alimentari, per un ammontare pari a circa 56 milioni di euro; in forte aumento nei primi mesi del 2006 i settori delle calzature e della pelle (+29%), dei preziosi (+166%), dei prodotti alimentari e degli alcolici (+61%) e della chimica (+77%). Le esportazioni verso l’Italia hanno riguardato invece principalmente prodotti ed articoli tessili, legno ed articoli in legno, animali vivi e prodotti animali, prodotti minerali, articoli in pietra, gesso, cemento e ceramica, per un totale di circa 17 milioni di euro.
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