MALTA, AL CENTRO DEL MEDITERRANEO

Appena 400 mila abitanti su pochi chilometri quadrati nel mezzo del mar Mediterraneo, eppure Malta ha sempre saputo sfruttare la posizione privilegiata e strategica delle proprie isole, ponendosi prima come crocevia del commercio internazionale e poi come meta turistica, fino ad arrivare a un passo dall’entrata nell’Unione Europea. L’economia non può essere paragonabile a quella di nazioni più grandi, popolose, ricche di materie prime e forti di una lunga e consolidata tradizione industriale e commerciale, tuttavia in termini relativi non ha nulla da invidiare ad altre realtà (Italia compresa). Secondo i dati dell’Eurostat e dell’Istituto Nazionale di Statistica maltese, il tasso di crescita reale del Pil si è attestato nel 2006 al 3% (rispetto al 2,9% del 2005 e allo 0,4% del 2004) a fronte di una crescita nominale del 5,5%, trainato soprattutto dai settori delle costruzioni, dell’intermediazione finanziaria, dell’immobiliare e dei servizi in generale, mentre commercio ed alberghiero hanno avuto un andamento negativo dopo un poderoso sviluppo durato un decennio. Il contributo dell’agricoltura alla crescita interna si è molto ridotto a causa della scarsità di acqua e dell’aridità del suolo, che permettono una coltivazione estremamente limitata di prodotti ortofrutticoli e una produzione di carne e latte insufficiente a soddisfare il fabbisogno nazionale. Anche sul fronte della pesca la produzione è insufficiente a soddisfare la domanda interna e si rende così necessario il ricorso all’importazione; tuttavia Malta esporta alcune qualità di pesce soprattutto verso il mercato italiano e giapponese, e nell’ultimo decennio si è molto sviluppata l’acquacoltura. Il settore industriale è costituito da circa 220 imprese medie e grandi, in gran parte straniere, alle quali vanno aggiunte numerose imprese locali di piccola o media dimensione, solitamente a conduzione familiare, dedite ad attività di tipo artigianale. Il settore, nato di fatto appena 35 anni fa, arranca sotto il peso della concorrenza straniera (oggi anche asiatica), che spesso rende poco competitivi i prodotti locali, e al momento le poche attività industriali sopravvivono grazie alla produzione di beni destinati a particolari nicchie di mercato, come i componenti per l’elettronica, i prodotti in gomma per l’industria automobilistica, alcuni prodotti in plastica, i farmaci e i prodotti biomedicali (soprattutto i cosiddetti “generici”), i software e alcuni strumenti di precisione. In questo contesto nel 2006 i dati ufficiali parlano di un incremento pari al 5,7% dell’attività industriale e del 12,4% dell’occupazione, ma il peso sul totale dell’economia rimane molto basso e legato a fattori ciclici e congiunturali: emblematico è il caso della Malta Shipyards Ltd, che svolge attività di costruzione e riparazione navale dal 1960 e che presenta consistenti perdite annuali. I servizi finanziari e il turismo rappresentano invece buona parte dell’economia maltese, con il secondo in particolare che contribuisce alla crescita del prodotto interno lordo nella misura del 25% circa e occupa il 34% dell’intera forza lavoro. Negli ultimi due anni il turismo è cresciuto in misura molto contenuta soprattutto a causa della forte concorrenza internazionale facendo addirittura registrare nel 2006 un calo negli arrivi del 4%; in ogni caso le isole dell’arcipelago possono contare sull’arrivo ogni anno di poco più di un milione di turisti, e al momento gli sforzi delle autorità sono concentrati sulla valorizzazione dei punti di forza delle isole e nel potenziamento di quel complesso di fattori (infrastrutture, servizi, attrazioni ambientali e culturali, eno-gastronomia, ecc.) in grado di attrarre un maggior numero di turisti. Il settore dei servizi finanziari è invece in costante crescita e pesa per circa il 12% del PIL maltese: a marzo 2007 operavano nell’arcipelago ben 32 istituti bancari e finanziari, 90 intermediari finanziari, 270 società per la gestione dei fondi comuni di investimento, 466 fondi armonizzati e 80 compagnie di assicurazione, e il solo settore bancario ha assets a Malta per 30 miliardi di Euro. Malta però non è un centro off-shore (come effettivamente era prima della metà degli anni 90), ma un vero e proprio polo finanziario dotato di servizi bancari, finanziari e assicurativi di standard elevati, compresa una borsa valori (Malta Stock Exchange) che può contare su 14 società quotate, tutte maltesi, e una capitalizzazione di oltre 2 miliardi di euro; nel 2005, secondo i dati della World Federation of Exchanges, il Malta Stock Exchange è stata la borsa più redditizia al mondo, registrando un incremento del 63,4%. Dal 2008 la lira maltese dovrebbe essere sostituita dall’euro, cui attualmente è legata da un tasso di cambio fisso, come da formale domanda di adesione presentata alla Commissione UE nel marzo del 2007. Il passaggio all’Euro dovrebbe avvenire, nei piani del Governo, secondo la modalità che prevede un periodo di doppia circolazione di appena un mese, e le autorità hanno avviato una seria campagna di preparazione per un passaggio indolore e non inflazionistico alla moneta unica. In questo contesto, la politica sui tassi messa in atto dalla Banca Centrale di Malta mira a mantenersi vicina a quella della BCE, con un occhio di riguardo al rallentamento dell’inflazione e al contenimento del deflusso dei capitali verso l’estero che tende a ridurre le riserve in valuta detenute dalle banche. Nella norma gli altri fondamentali dell’economia: il tasso di disoccupazione è rimasto stabile nel 2006 attestandosi al 7,4% (contro il 7,3% del 2005); le entrate pubbliche sono aumentate del 4,5% soprattutto grazie ad un incremento di gettito dovuto all’imposta sul reddito (+13,7%) e all’IVA (+7,7%), mentre le uscite sono aumentate solo del 2,4%, a causa di maggiori esborsi nel settore sociale e previdenziale (+6,6%), degli interessi sul debito (+4%) e degli investimenti pubblici (+12,3%), provocando così una riduzione del deficit. Il deficit pubblico è sceso infatti dal 5% in percentuale del Pil del 2004 al 3,2% nel 2005, e si prevede che nel 2006 e nel 2007 ci saranno ulteriori riduzioni, grazie all’impegni delle autorità maltesi che perseguono l’obiettivo del pareggio nel lungo periodo (anche grazie all’euro, ma soprattutto come valore necessario per la salute dell’economia); il rapporto debito pubblico su Pil è passato dal 74,9% del 2004 al 74,2% del 2005, e al 69,6% del 2006, con un obiettivo per il 2008 del 67,3%. Sul fronte del commercio, Malta è addirittura la quarta nazione in Europa per grado di apertura al commercio estero, con un rapporto commercio/Pil dell’80%, e per forza di cose questo la rende un po’ vulnerabile soprattutto nei confronti di fattori esterni come l’aumento del petrolio che ha avuto pesanti riflessi anche sul costo di elettricità e acqua desalinizzata, la cui produzione dipende completamente dal greggio. Malta è fortemente dipendente dall’importazione di forniture energetiche, di beni industriali, di consumo e strumentali, e questo rende la bilancia commerciale maltese tradizionalmente negativa (soprattutto nei confronti dell’Italia, che pesa per il 74% circa del totale). L’adesione di Malta all’Unione Europea ha aperto definitivamente il mercato locale e reso possibile l’abolizione dei cosiddetti “levies”, dazi protezionistici che gravavano un tempo su numerosi generi alimentari e sui mobili. L’Italia è stata nel 2006 il primo paese importatore per Malta, per un controvalore di 945 milioni di euro (28,2% del totale delle importazioni maltesi), precedendo la Gran Bretagna (340 milioni di euro), la Francia (310 milioni di euro) e la Germania (257 milioni di euro). Sul fronte merceologico sono aumentati nel 2006 il settore chimico (+10%), quello dei macchinari e delle attrezzature per il trasporto (+98%), quello dei manufatti vari (+16,1%) e quello dei prodotti alimentari (+2,3%). I principali clienti delle esportazioni maltesi sono stati invece la Francia (327 milioni di euro), Singapore (280 milioni di euro) e la Germania (278 milioni di euro). I principali incrementi per settori merceologici sono stati anche in questo relativi al settore chimico (+14%), a quello dei macchinari e delle attrezzature per il trasporto (+85,8%), e a quello dei prodotti alimentari (+16,4%).
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