Fatturati a livelli pre-crisi. Ma il 2012 come andrà?

Aprire un nuovo ciclo economico di crescita che vada oltre l’instabilità della congiuntura economica. Questo serve e questo sostiene Cleto Sa- gripanti, presidente di ANCI. “Il nostro settore ha una chiara vocazione alle esportazioni – prosegue Sagripanti - come dimostra il fatto che oltre l’80% del fatturato è realizzato fuori dai confini nazionali. Il 2011 ha rap- presentato un recupero importante dei livelli pre-crisi visto che in tutte le aree di sbocco sono stati superati i livelli del 2008. Le uniche eccezioni sono i mercati dell’Est Europa e CSI che, nonostante la ripresa, riman- gono sotto i loro livelli di quattro anni fa del 15%, e il Nord America, che ha però completato il recupero in valore”. I preconsuntivi 2011 si chiudono con un aumento stimato dell’export pari al 12,2% in valore e al 3,4% in volume. Il 2011 si può quindi ritenere nel complesso un anno positivo per il settore calzaturiero, soprattutto considerando il peggioramento del qua- dro macroeconomico verificatosi nella seconda parte dell’anno, che pur avendo penalizzato le vendite non ha compromesso il buon andamen- to di inizio anno. A fianco dei buoni risultati dell’export, quest’anno si è contraddistinto soprattutto per una chiara inversione di tendenza sul fronte occupazionale, perché se è vero che molte aziende hanno sofferto, altre hanno riattivato il mercato del lavoro. Il numero di imprese attive è infatti diminuito ulteriormente scendendo a 5.606 (198 calzaturifici in meno rispetto ai 5.804 di dicembre 2010, pari al -3,4%), ma le cifre riferite alla forza lavoro registrano invece, dopo anni di continue erosioni, un saldo positivo nel numero di occupati ri- spetto alla situazione a consuntivo 2010. Il numero di addetti è passato infatti da 80.153 a 80.925 (+772 unità, pari al +1,0%). Un recupero parziale: i livelli attuali sono ancora inferiori del 2,4% rispetto a quelli del 2009. Il 2012 si è aperto bene, ma dagli ultimi dati pare vi sia un’inversione di tendenza. Mentre il mercato italiano è destinato a chiudere anche il 2012 con segno negativo. A salvarci saranno ancora una volta le esportazioni. Federico Lovato
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