A Dolo un inedito affresco di Giambattista Tiepolo

E’ stato davvero un caso fortuito a determinare la scoperta di un inedito affresco di Giambattista Tiepolo nella Riviera del Brenta. Del grande artista veneziano, considerato tra i più fecondi interpreti della pittura del Settecento, erano finora noti in Riviera solo gli affreschi della villa Contarini “dei Leoni” a Mira (strappati e venduti alla famiglia francese Jacquemart-Andrè nel 1893), e il grandioso soffitto della sala da ballo della villa Pisani di Stra. “Alcuni anni fa – racconta l’avvocato Mario Migliorini, comproprietario della villa Grimani di Dolo – decisi di restaurare il piccolo fabbricato che un tempo ospitava l’antica sacrestia dell’oratorio dedicato a San Filippo Neri demolito nell’Ottocento; edificio ubicato accanto alle adiacenze che sorgono sul lato destro del corpo padronale. Nel corso dei lavori, il muratore si trovò davanti a una strana conformazione del muro che suonava, come si suol dire in parole semplici, da vuoto. Sul momento si pensò ad una finestra tamponata in passato, ma rimuovendo i mattoni fu invece messa in luce - con grande sorpresauna lunetta sopra il cui intonaco erano dipinti dei cherubini sorridenti affacciati ad una nube luminosa, con al centro la colomba dello Spirito Santo”. Il muro dove è stata scoperta la lunetta, altro non era che la parete di fondo dell’oratorio demolito; circostanza che trova ulteriore conferma in una sinopia di affresco quasi illeggibile, sottostante la lunetta, che rappresenta l’Annunciazione a Maria. Ad attribuire l’opera alla mano del grande pittore veneziano, nato a Venezia nel 1696 e morto a Madrid nel 1770, è stato il prof. Giuseppe Pavanello, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini di Venezia che ha avuto modo di visionarla nel corso di una recente visita alla villa Grimani. “L’indiscussa qualità esecutiva dell’affresco sulla lunetta – precisa Pavanello nella scheda sul dipinto pubblicata nel libro ‘Gli affreschi delle ville venete – il Settecento’ - induce a fare il nome di Giambattista Tiepolo, intervenuto su probabile commissione del proprietario della villa Pietro Grimani il quale, nei primi decenni del Settecento, godeva di cariche di prestigio in quanto generale a Palma, Podestà a Brescia, Inquisitore di Stato e Savio del Consiglio presso la Serenissima. La decorazione dell’oratorio di villa Grimani potrebbe essere dunque avvenuta agli inizi degli anni ’30 del Settecento, datazione che ben si addice allo stile dell’affresco, prossimo all’impresa pittorica di villa Loschi Zileri Dal Verme a Biron di Monteviale, dove il Tiepolo lungo lo scalone e in una sala immortalò le virtù del nobile committente, Nicolò Loschi”. A rendere riconoscibile nell’affresco di Dolo la mano del grande maestro del Settecento veneziano sono i dettagli; di qualità assoluta. “Si faccia caso – sottolinea Pavanello – alle finezze pittoriche di questo, pur minuscolo, dipinto: in particolare gli intarsi d’ombra e di luce sui volti dei cherubini, la sottigliezza con cui è delineata la capigliatura, la luminosità che intride la forma nei modi che solo il Tiepolo sa fare”. La protezione dei mattoni, posizionati con rispetto del dipinto al momento della tamponatura avvenuta nell’Ottocento, ha garantito per più di duecento anni la sua conservazione. “Ora si renderà necessario – conclude Pavanello - salvaguardare l’opera nel modo migliore, perché così all’aperto è esposta alle avversità atmosferiche”. Ma le bellezze di villa Grimani non si fermano solamente all’inedito Giambattista Tiepolo. L’edificio seicentesco, tenuto con amorosa cura dalla proprietà, è circondato da un ben curato giardino con brolo, mentre nei saloni centrali - pur bisognosi di restauro – sono presenti una serie di affreschi molto interessanti con scene di battaglie e figure muliebri: quest’ultime attribuite, per la loro qualità, al pittore Alessandro Varotari detto il Padovanino (1588-1648). Sul marmorino delle colonne della villa, affacciate verso la strada, è presente infine un’altra curiosità, anche questa inedita. Sono incisi nomi, date e piccole frasi che raccontano momenti di storia quotidiana di tanti secoli fa. Tra le scritte più curiose meritano di essere ricordate quella del fabbro di origine asiaghese Paolo Gloder che nel 1742 fu autore delle cancellate verso il Brenta e del giardino; quella di un sacerdote chiamato a celebrare occasionalmente messa nell’oratorio; quella del muratore che, due secoli orsono, si lamentava di dover sospendere i lavori a causa di un improvviso acquazzone. E quella, fra molte altre ancora, del proprietario di casa Almorò Grimani che, attraverso la scritta Iesus Maria 1697 D.A.F. (Dominus Almoraus Fecit), tramandava alla storia la data del suo intervento per la costruzione della loggia protesa verso il fiume Brenta. (Diego Mazzetto)
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